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Sito n. Descrizione Località file PDF
167 Grave di Papadopoli e traghetto e idrometro di Madorbo Cimadolmo  
Siti Etnografici (SE) (vedi scheda n. 97)  
Grave di Papadopoli: chiesetta nel nucleo abitato (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Madorbo: il vecchio approdo del traghetto (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Madorbo: la fornace abbandonata (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua)
Madorbo: l’idrometro austriaco (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Madorbo: particolari dell’idrometro (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua) Madorbo: particolari dell’idrometro (Foto: Archivio Fotografico Centro Civiltà dell’Acqua)

  • Dati identificativi
  • Estensione - contesto - peculiarità
  • Stato di conservazione
  • Riferimenti
  • Descrizione

Nome del sito:

Grave di Papadopoli e traghetto e idrometro di Madorbo

Sito:

Le grave costituiscono un’isola all’interno dell’alveo del Piave, mentre la località di Madorbo è una zona golenale abitata

Localizzazione (Comune, Prov):

Cimadolmo, TV, Italia

Coordinate GIS:

Coordinate (tipologia Gauss Boaga): X: 1760348 - Y: 5074016

Anno di realizzazione:

I primi insediamenti nell’area delle grave risalgono all’epoca preromana, tuttavia l’impronta più significativa fu lasciata dai monaci durante il medioevo, che bonificarono le terre sassose dell’isola e vi piantarono i vitigni che ancora caratterizzano il paesaggio locale.
La zona del traghetto di Madorbo era frequentata già in età romana, in quanto era interessata dalla presenza della via Postumia, che attraversava il Piave proprio in questa località.

Committenza:

Pubblica e privata

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Destinazione originaria:

Le grave di Papadopoli costituivano un’isola raggiungibile da Cimadolmo e Maserada soltanto per mezzo di imbarcazioni. A Madorbo funzionava un traghetto che assicurava il collegamento tra le due sponde.

Destinazione attuale:

Le grave rappresentano un’area di gran valore sotto l’aspetto ambientale, in cui si trovano estese zone boschive che ospitano diverse specie animali. In prossimità del luogo un tempo sede del passo barca di Madorbo attualmente sorge un ristorante.

Accessibilità:

Libero accesso

Contatto per la visita:

Non necessario. Per visitare la chiesetta delle grave di Papadopoli si consiglia di rivolgersi al parroco di Cimadolmo.

Superficie

Le grave di Papadopoli hanno un’estensione totale di 750 ettari e appartengono in gran parte al comune di Cimadolmo.

Tecnica Muraria

Nelle aree considerate sono presenti numerose case coloniche caratterizzate da murature con mattoni o pietre a vista. Si segnala la fornace abbandonata di Madorbo, che presenta una pregevole ciminiera in mattoni.

Solai

L’accesso alle abitazioni è riservato ad uso residenziale.

Coperture

Gli edifici presentano coperture con tegole in laterizio.

CONTESTO AREALE DI RIFERIMENTO

Relazione dell’edificio (dei siti)
con il contesto fluviale

Le due località avevano un rapporto molto stretto con il corso d’acqua. Nell’isola delle grave il fiume costituiva una risorsa e contemporaneamente delimitava i confini della comunità. Madorbo era invece legata all’attività del traghetto e al transito delle zattere che scendevano verso la foce con il loro carico di legname e merci varie.

ELEMENTI ARCHITETTONICI PECULIARI

Caratteristiche edilizie attinenti all’uso dell’acqua

Nelle grave di Papadopoli, presso l’oratorio, si allunga il sentiero che conduceva ai passi barca, i quali collegavano l’isola a nord con Cimadolmo e a sud con Salettuol nel territorio di Maserada. A Madorbo, a poca distanza dal punto di attracco del traghetto ancora riconoscibile, si nota un interessante idrometro realizzato dagli austriaci.

Stato attuale:

I siti si trovano in discreto stato di conservazione

Restauri e compromissioni
significative:

Le grave hanno in parte mantenuto il loro carattere selvaggio di oasi nell’alveo del fiume. Nella località di Madorbo è presente una storica fornace in stato di completo abbandono.

Categoria/parole chiave

Via degli zattieri / Isola fluviale / Oasi nel Piave / Grande guerra / Traghetto

Fonti:

Edite

Archivi:

Biblioteca civica di Treviso
Biblioteca comunale di San Polo di Piave

Bibliografia:

AA.VV., Il Piave, Cierre, Verona, 2000;
C. Falsarella, Cimadolmo. Guida culturale turistica e gastronomica del territorio comunale di Cimadolmo, Pro Loco di Cimadolmo, 1999
M.T. Furlan, Le grave di Papadopoli. Storia di un’isola sul Piave, Zanetti, Caerano di S.Marco (TV), 2006

Descrizione dell’opera/
sito/manufatto

L’area delle grave di Papadopoli, nonostante ora sia ben collegata alle due sponde del Piave dai due ponti stradali costruiti negli anni settanta, è ancora limitatamente antropizzata e offre degli scorci paesaggistici molto suggestivi. Nell’isola sorge un piccolo nucleo abitato, raggiungibile da una via che si dirama verso sud est dalla provinciale. All’interno del gruppo di case si trovano il cippo in memoria dei caduti della prima guerra mondiale e la chiesetta. Il primo oratorio venne inaugurato nel 1955 ed intitolato ai santi Lucia, Gaetano e Gregorio, quest’ultimo da sempre invocato dai gravarioi (gli abitanti delle grave) contro le inondazioni. Tra il 1992 e il 1994 l’edificio sacro subì dei restauri, incluso lo spostamento della facciata verso la nuova strada comunale, visto che il tracciato che portava al vecchio traghetto per Cimadolmo era da tempo abbandonato. L’isola possedeva anche una scuola, che rimase attiva fino a quando avvenne il congiungimento stradale con il capoluogo comunale.
L’economia delle grave è sempre stata essenzialmente agricola. Le colture più diffuse sono quelle della vite e dell’asparago, anche se negli anni ’30 e ’40 del 1900 si diffuse la coltivazione del tabacco, che veniva piantato e lavorato nella tenuta del comm. Levada di Oderzo. Prima del secondo conflitto, quando il proprietario decise di vendere la proprietà, terminò anche l’attività, della quale non rimane traccia visto che nei decenni successivi la corrente del fiume distrusse gli edifici in cui il prodotto veniva trasformato.
Proprio il fenomeno dell’erosione fu un problema al quale gli abitanti dell’isola fecero fronte con metodi diversi, disponendo delle roste o realizzando degli spironi, cioè gabbionate in metallo riempite di ciottoli a difesa delle sponde.
Prima del collegamento stradale con Cimadolmo e Maserada, i due rami del Piave venivano superati con un guado, con delle passerelle provvisorie o con un traghetto, in base alla quantità d’acqua presente nell’alveo. La barca che effettuava il trasporto di persone e merci era lunga quattro metri, presentava fondo piatto e prua rialzata e veniva manovrata con una pertica in legno chiamata stanga.
Poco a valle delle grave di Papadopoli, nel punto in cui le diramazioni del Piave si riuniscono in un unico letto fluviale, si incontra la località di Madorbo, dove era attivo un traghetto presente fin dall’epoca romana. Infatti in questo luogo la via Postumia, il cui tracciato rettilineo è ben riconoscibile dal passo barca fino a Roncadelle, attraversava il corso d’acqua, a breve distanza da “Stabulum”, l’odierna Stabiuzzo, dove sorgeva una stazione di posta con cambio dei cavalli. Il collegamento tra la sponda sinistra e Candelù in riva destra venne sospeso verso la fine degli anni ‘60, in concomitanza con l’apertura dei ponti fra Cimadolmo e Salettuol.
Inoltrandosi nell’area golenale di Madorbo si giunge al vecchio approdo, che era situato a ridosso dell’attuale ristorante. Nelle vicinanze si trovano l’idrometro austriaco, costruito nel 1832, e la fornace di calce, purtroppo in condizioni fatiscenti.

Descrizione del contesto
di riferimento:

Le grave di Papadopoli si sviluppano all’interno delle due diramazioni formate dal Piave a valle di Lovadina, fra i paesi di Cimadolmo e Maserada. Più a sud, al raccordo fra i due rami, sorge la località di Madorbo, di fronte all’abitato di Candelù che si trova sulla sponda opposta.

Descrizione altre attrattive
(paesaggi e luoghi d’acqua,
prodotti tipici locali e servizi
turistici aggiuntivi)

Nei pressi di Madorbo scorre il rio Negrisia, un piccolo fiume di risorgiva affluente del Piave, che nella zona fra Stabiuzzo, Roncadelle e la golena di Ponte di Piave alimentava diversi manufatti idraulici, come testimonia la presenza della località di Borgo del Molino.
Sia le grave che Madorbo sono compresi nell’area di produzione tipica dell’asparago di Cimadolmo IGP.

Commenti/note

Le grave di Papadopoli furono teatro di cruenti scontri durante la grande guerra, come ricorda il cippo eretto nel nucleo abitato. L’intera isola è inoltre compresa nelle aree ZPS (Zona di Protezione Speciale) “Grave del Piave” (codice IT3240023) e SIC (Sito di Importanza Comunitaria) “Grave del Piave-Fiume Soligo-Fosso di Negrisia” (codice IT3240030).

Compilatore della scheda

Lucio Bonato / Francesco Vallerani