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6 Stua sul torrente Padola Comelico Superiore, Padola 63
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La Stua del Pàdola. Fonte: Archeologia Industriale nel Veneto, Silvana Editoriale, 1990

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Si tratta di uno sbarramento di forma semiellittica in muratura completata da una recente copertura lignea, che serviva a bloccare o regolare il deflusso dell’acqua del torrente Padola e a gestire la fluitazione del legname selezionato e contato verso il Piave. I documenti ricordano una stua o stuffa già dal XIV secolo, originariamente in legno e ricostruita, dopo vari passaggi di proprietà, in pietra nel 1816-1819 dalla famiglia Gera di Candide che la possedeva già dal 1635. Fu utilizzata fino al primo dopoguerra e considerata, a metà del XIX secolo da Albert di Berenger, come un’opera altamente avanzata nel campo della regimazione delle acque in quanto “essa chiude a valle il torrente Pàdola, ed ha quattro sfogatoi, cioè due scaricatori, aperti quando non ha sfogo la fluitazione, la porta e il tracimatoio. La porta serve a due usi, cioè quello di lasciar passare ad uno ad uno i legnami da fluitare, chiudendo prima i due scaricatoi, onde l’ acqua si innalzi sino alla sua soglia; l’ altro per caricare e scaricare la stuffa; lo che si pratica in questo modo. Dopo aver fatto passare per essa porta e raccolto nel sottoposto bacino quel numero di taglie che un rigurgito di acqua arrestata dinanzi alla stuffa è capace di sommuovere, si chiude la suddetta porta, e si lascia monti al livello del tracimatojo. Giunta a questo si batte la stuffa, ciò a dire, si apre la porta, per cui, cacciandosi con furia, l’ acqua riempie in pochi istanti il bacino, e vi genera un vortice, che solleva le taglie ivi raccolte, e le trasporta con impeto giù per tre o più miglia di distanza”. Il manufatto è alto 16 metri dal livello attuale del corso d’acqua, ha uno spessore di 6 metri e una lunghezza di circa 30 fino al coronamento. Nella parte centrale si trovano, appunto quattro aperture – due scaricatoi, la porta e il tracimatoio – mentre sopra la diga sono stati ricostruiti i locali che ospitavano l’alloggio degli operai addetti alla cernita del legname, ora allestiti con pannelli didascalici.

Dall’abitato di Padola si imbocca Via Stua e si percorre il sentiero che parte alla fine della strada e si confonde nei prati che costeggiano il Padola. Dal sentiero principale segnalato da una bacheca in legno, un percorso scende alla sommità dello sbarramento sul torrente Padola.

ACCESSIBILE: visitabile
COMUNE DI: Comelico Superiore
LOCALITÀ: Padola
COORDINATE GEOGRAFICHE: X 1767040 – Y 5166742
PROVINCIA: BL

COMPILATORE DELLA SCHEDA: Antoniol

Quella di Padola rappresenta l’unica stua superstite tra i numerosi manufatti un tempo utilizzati nell’industria del legname per il trasporto dei tronchi dai boschi fino al medio corso del Piave. Le altre stue documentate erano sul canale di Visdende già nel 1580, a Longiarù di Lozzo nel 1589, in Val Vedessana a Calalzo, sul torrente Cridola a Lorenzago, sul fiume Boite dal 1688 e, nel 1434, sul rio Rin ad Auronzo.

A. Bondesan, G. Caniato, F. Vallerani, M. Zanetti, Il Piave, Sommacampagna2000
S. De Vecchi, La Stua del Pàdola in Archeologia Industriale nel Veneto, Venezia 1990
I. Alfarè Lovo, Le vie del legno. Itinerari fra boschi, acque e residenze di commercianti di legname in Comelico e Sappada, s.l, s.d. (2000)
G. Caniato, M. Dal borgo, Dai monti alla laguna : produzione artigianale e artistica del Bellunese per la cantieristica veneziana, Venezia 1988
G. Fabbiani, Appunti per una storia del commercio del legname in Cadore, a cura della CCIA BL 1959